L’amministrazione comunale di Nocera Inferiore, a ridosso della scadenza per presentare ricorso, ha ufficialmente espresso la propria contrarietà al progetto “Grande Sarno” e alle annesse vasche di laminazione. Questa decisione, annunciata dal sindaco Manlio Torquato tramite un post su Facebook, prevede l’intervento del Comune come parte attiva in un ricorso al Tar Campania, sezione di Salerno, a sostegno del ricorso già presentato dal “Comitato NO VASCHE”. La giunta comunale ha approvato una delibera che formalizza questa partecipazione, presentando anche un atto autonomo a supporto delle istanze del comitato. Contemporaneamente, il presidente del “Comitato no vasche, no inquinamento, si alla messa in sicurezza del fiume Sarno”, Emiddio Ventre, ha consegnato alla Regione Campania una nuova petizione, con oltre 2000 firme raccolte a Nocera Inferiore, chiedendo lo stop ai lavori. La petizione, inviata anche al Ministro dell’Ambiente, alla Commissione Europea, alla Provincia di Salerno e al sindaco di Nocera Inferiore, sottolinea l’urgenza di incontri chiarificatori con i tecnici e la necessità di fornire spiegazioni dettagliate al Tar e alle autorità giudiziarie. Il documento approfondisce le preoccupazioni della popolazione, evidenziando come le esondazioni del Sarno siano prevalentemente causate dalla degradazione degli argini borbonici e dalla mancanza di manutenzione e dragaggio. Secondo l’analisi presentata, le vasche di laminazione, progettate per attivarsi quando il livello del fiume supera il metro, entrerebbero in funzione con frequenza, proprio durante i periodi di pioggia, quando si registra un incremento significativo di scarichi industriali illegali e di metalli pesanti. Questo, come sottolineato anche dal professor Franco Ortolani, comporterebbe una contaminazione delle falde acquifere, nonostante la prevista diluizione. La petizione evidenzia il rischio di allagamento di una vasta area (600.000 mq, di cui 200.000 nel comune di Nocera Inferiore), con conseguente contaminazione delle falde utilizzate per l’agricoltura e l’acquedotto, a pochi passi dai pozzi di San Mauro e Santa Marina di Lavorate, che riforniscono l’Ato 3 Sarnese – Vesuviano. L’aspetto economico è altrettanto critico: la pulizia delle vasche esistenti e di quelle future richiederebbe ingenti somme, superiori al costo di costruzione del progetto. Il comitato propone soluzioni alternative, come la ristrutturazione degli argini, l’ampliamento del fiume e la pulizia e il dragaggio. Infine, viene evidenziato l’impatto sulla salute pubblica, con un’alta incidenza di tumori nella zona, che, secondo i dati raccolti dal comitato, potrebbe aumentare ulteriormente con la realizzazione delle vasche.
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