Il crollo di una porzione del soffitto nel Salone delle Feste del Castello Fienga ha acceso un allarme tra i cittadini di Nocera. L’incidente, causato da infiltrazioni d’acqua e probabilmente aggravato dalle scosse telluriche dello scorso dicembre, ha messo in luce il precario stato di conservazione dell’intera struttura medievale. Il soffitto in cartongesso, in particolare, non ha retto alla pressione. La situazione è ulteriormente peggiorata dall’abbandono e dal degrado in cui versa il complesso: la collina attigua, che collega il parco Fienga alla città, è divenuta un’enorme discarica a cielo aperto, ricca di detriti edili, rottami e materiali potenzialmente pericolosi. Ironia della sorte, queste mura, che hanno ospitato personaggi illustri come la principessa Elena d’Angiò (prigioniera nel castello sotto Carlo Martello), Giovanni Boccaccio e Dante Alighieri, Niccolò Acciaiuoli (Gran Siniscalco del Regno di Napoli), e sono state teatro di eventi storici come l’assedio di Papa Urbano VI ad opera di Carlo III di Durazzo, oggi versano in condizioni disastrose. Dopo i lavori di restauro degli anni ’90, che avevano portato ad una serie di eventi culturali all’interno del castello, un incendio durante il “Jazz in Parco” segnò l’inizio del declino. La successiva crisi economica ha ridotto drasticamente gli eventi e la manutenzione, compromettendo ulteriormente la struttura. Un ulivo secolare (dove, si narra, riposava Papa Urbano VI), un costone roccioso destinato ad un teatro mai completato, e i condizionatori difettosi sul tetto, che causano continue infiltrazioni, testimoniano questo lento ma inesorabile deterioramento. Porte sfondate, vetri infranti e l’assenza di illuminazione completano il desolante quadro, aggravato dall’abbandono di attrezzature per conferenze e proiezioni nella sala multimediale. Il collettivo “Le Voci del Castello” si batte per la riqualificazione del sito, organizzando eventi per mantenere viva la memoria storica del luogo. “È una vergogna – afferma Andrea D’Amico, attivista del collettivo – Un patrimonio di questo valore, in altre città, sarebbe trasformato in una fonte di reddito e lavoro. Manca la volontà politica; un esempio lampante è il belvedere nel parco, che offre una vista mozzafiato sulle isole di Napoli, ma viene completamente trascurato.”
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